Il cubo del Sator,2020

31h x 27 x 28 cm 

Ferro

Scala Infinita, 2014

60h x 150 x 150 cm

Ferro e specchio

Dal Materiale all'immaterialità, 2014

150h x 70 x 1 cm

Ferro e fuoco

Dispositivo per ferite, 2012

dimensioni variabili

Bambù e spago

 

Le ferite ci circondano, siamo pieni di ferite attorno a noi, interiori ed esteriori. Esse lasciano il segno, ci modificano e non possiamo farci niente, le curiamo, ma loro non se ne vanno e anche quando sono rimarginate si vedono, hanno cambiato tutto, lasciano sempre il segno. Possiamo chiuderle ma per farlo creiamo altri segni indelebili, che si aggiungono ai precedenti, servirebbe un qualcosa per riuscire a fermare queste ferite, un qualcosa che non danneggi.

Il dispositivo che ho creato voleva essere un qualcosa che controllasse la deformazione delle ferite, che fosse dinamico, ma mi accorgo che ha una sua staticità è quasi immobile, rigido, di fronte alle spaccature, sembra quasi impassibile di fronte a questo flusso che fuoriesce dalle crepe; come se fosse appoggiato sulla ferita, in attesa che essa si rimargini, contenendo con forza ma non mostrandola come un uomo che non vuol mostrare il dolore difronte a qualcun altro. 

“Memorie Celate”, 2012

180h x 60 x 60 cm

Cera, paraffina

 

La scultura è una riflessione sulla memoria dell’artista. È una rappresentazione di un tronco in cera che contiene al suo interno documenti, fotografie e libri della famiglia dell’artista. Questi oggetti sono celati, nascosti dalla cera, perché sono memorie conosciute ma allo stesso tempo sconosciute poiché sono di un periodo precedente alla sua nascita. È un voler mostrare ciò che neanche egli conosce veramente, per quanto siano ricordi della sua famiglia, lui non li ha veramente vissuti, ma li sente suoi poiché li ha vissuti con i racconti dei suoi familiari. Il tronco riprende l’idea di “albero genealogico”, ovvero un albero pieno di ricordi della sua famiglia, come se fosse una memoria congelata, che non ha ne tempo ne spazio, una memoria piena di ricordi del passato nascosti nel profondo.

Giuliano Cataldo Giancotti
Giuliano Cataldo Giancotti

Enneagramma Sensoriale, 2012

140 x 140 x 140 cm

Ottone e filo di ottone

 

Questo lavoro è il risultato dell’atto performativo attraverso il quale l’artista crea l’opera, montandola dall’interno. Così facendo egli delimita uno spazio dal quale è possibile sentire, percepire e vedere il mondo circostante da un punto di vista diverso. Ci si sente protetti e allo stesso tempo indifesi, è uno spazio ideale dove poter attuare un processo meditativo attraverso le sensazioni. L’intento è, inoltre, di coinvolgere lo spettatore, invitandolo ad entrare nella struttura per dargli la possibilità di provare questo tipo di sensazione. la forma scelta riprende il simbolo esoterico, denominato enneagramma, che rappresenta il cosmo.

Discesa artistico spirituale”, 2011

47h 70 x 70 cm

Ferro

 

Questa scultura rappresenta il percorso evolutivo degli artisti. Si mostra come un tetraedro la cui base è l’inizio del cammino, mentre la punta è l’apice del successo, il raggiungimento cosciente di un’elevazione artistica e spirituale. Questa è l’aspirazione di ogni artista, ma nel momento in cui si giunge a creare un lavoro ben riuscito, nasce la tentazione di riprodurlo in vari modi, cadendo così nella produzione di un’“arte ripetibile”. Quando un artista comincia a creare arte ripetibile a livello commerciale, inseguendo solo il successo e la fama, inevitabilmente è soggetto ad un declino, sia dal punto di vista artistico che spirituale. Ecco che l’artista e la sua arte muoiono.  Accecato dal successo commerciale egli perde di vista l’arte, la punta del tetraedro, e precipita verso il basso in una discesa vorticosa.